Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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martedì 30 gennaio 2018

Chaim Vital e Tu biShvat

Chaim Vital (di cui ho fatto qualche cenno in un precedente post) fu un grande e celebre kabbalista di origine calabrese: dalla nostra regione venivano i suoi genitori, cacciati dai Cattolicissimi Sovrani spagnoli.
Nato a Damasco, visse gran parte della sua vita a Safed, dove studiò con il più grande kabbalista, Rabbi Yitzchak Luria (detto Ari o Arizal).
Riporto qui alcuni suoi brevi testi su Tu biShvat (il 15 del mese di Shevat), che comincia stasera, quando si terrà un Seder, una pasto rituale, sul modello del Seder di Pesach.
Le parti scritte in corsivo sono mie, quelle tonde, sia in chiaro che in neretto, sono invece prese da vari siti, che vengono indicati.

La festa di Tu biShvat è caratterizzata dal Seder, il pasto serale della sera della vigilia (quest'anno oggi, 30 gennaio) in cui si bevono quattro bicchieri di vino, in diverse proporzioni bianco e rosso, e si gustano vari tipi di frutta. Da Torahmusings.com vediamo quanti e quali frutti e quando si mangiano a Tu biShvat
Nel nome di Rav Chaim Vital si dice che ci si dovrebbe sforzare di mangiare trenta diversi tipi di frutta a Tu biShvat: dieci frutti che sono mangiati nella loro interezza, dieci frutti di cui si mangia solo l'interno del frutto e dieci frutti in cui viene mangiato solo l'esterno[8]. Altri kabbalisti insegnano che sono necessari solo quindici diversi frutti. Poiché Tu biShvat è specificamente il nuovo anno per gli alberi, non ha un particolare significato mangiare frutta che cresce dal terreno [9]. Alcune fonti indicano che l'uso di mangiare frutta a Tu biShvat si applica specificamente la sera di Tu biShvat, anche se molti altri insistono sul fatto che l'intero periodo di ventiquattro ore è ugualmente adatto per mangiare frutta[10].
Vediamo un legame con la Calabria di questa festa, ricordando che la nostra è anche la terra dei cedri.
È appropriato mangiare un etrog [cedro] a Tu biShvat, specialmente l'etrog che si è usato a Sukkot, se possibile. Infatti, si dovrebbe usare il giorno per pregare che si venga ottenga un bellissimo etrog per Sukkot seguente[11]. Infatti, anche negli anni in cui Tu biShvat cade di Shabbat, è permesso pregare per un bellissimo etrog per Sukkot, anche se le suppliche personali sono generalmente proibite durante lo Shabbat[12].
[8] Luach Davar B’ito, 15 Shevat 5769; Minhag Yisrael Torah, OC 131:5
[9] Zechor L’avraham, Leket Hilchot Uminhagei Tu biShvat by Rav Avraham Yosef Schwartz.
[10] Zechor L’avraham, Leket Hilchot Uminhagei Tu biShvat by Rav Avraham Yosef Schwartz.
[11] Bnei Yissachar, Shevat 2:2.
[12] Halichot Shlomo 1:17 note 14.

Da Aish.com vediamo il perché si mangia la frutta in questa festa.
Rabbi Chaim Vital scrisse: "Il mio maestro [il santo Arizal] diceva che mangiando i frutti [al Seder di Tu B'Shvat] bisogna avere l’intenzione di riparare il peccato di Adamo che ha errato mangiando il frutto dall'albero".
Nell’ebraismo, ogni atto, anche “profano”, come il mangiare, è visto come ordinato ad un senso superiore, e per ciò stesso non è più profano, ma diventa atto di culto.
Partecipare in modo inappropriato al mondo fisico, per interesse ad esso, ci abbassa spiritualmente e diminuisce il nostro godimento. La soluzione è impegnarsi nel mondo fisico come mezzo per un fine degno, apprezzando la grandezza di Dio che ha creato tutto.

Da Chabad.orgAscent to Safed (da cui sono prese le parti in grassetto) vediamo alcune spiegazioni particolari sui trenta frutti che si dovrebbero gustare.
Rabbi Chaim Vital (il principale discepolo dell’Ari [Rabbi Yitzchak Luria]) spiegò che ci sono 30 frutti che sono paralleli alle dieci sefirot ("Attributi Divini") come si manifestano in ciascuno dei tre inferiori [dei quattro mondi spirituali]: Beriah, Yetzirah e Asiyah. Atzilut, il mondo dell'emanazione, è troppo puramente divino per avere una rappresentazione fisica. Beriah, il mondo della creazione, è molto lontano dal regno dell'impurità ed è rappresentato da quei frutti che sono completamente commestibili - i frutti con nucleo tenero (come mele e pere) o con bucce cucinabili (come limoni e arance) - sono considerati totalmente commestibili, anche se quelli parti sono indesiderabili. Yetzirah, il mondo della formazione, ha un livello minore di purezza, ed è rappresentato da quei frutti di cui si mangia tutto tranne una parte al loro interno. Asiyah, il mondo dell'azione, può essere descritto come il regno che sperimentiamo, in cui il male esercita una potente attrazione, ed è rappresentato da quei frutti che sono racchiusi in un guscio protettivo totalmente immangiabile.

Da Breslev.co un’ulteriore spiegazione del perché dei 30 frutti.
Rabbi Chayyim Vital, discepolo del santo Arizal, afferma che ci sono dieci specie di ogni varietà generale di frutta; quindi trenta specie primarie, ed ognuna è indigena in Israele.



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