Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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giovedì 29 aprile 2010

San Nicandro: una storia e un film

Saccheggio di nuovo Moked - il portale dell'ebraismo italiano, che raccomando caldamente di consultare, perché è pieno di informazioni sull'attualità e la spiritualità ebraiche, nonché di notizie che riguardano il mondo ebraico e quello italiano in particolare
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Il risveglio di San Nicandro

Rossella Tercatin

La notte del 10 agosto 1930, nel piccolo centro pugliese di San Nicandro, Donato Manduzio, professione bracciante, fece uno strano sogno, che lo spinse a mettersi a leggere la Bibbia (una Bibbia protestante, l’unica che riuscì a reperire). Fu così che scoprì e cominciò a praticare l’ebraismo, senza sapere nemmeno che al mondo degli ebrei esistevano ancora. Ebbe inizio in questo modo una delle pagine più incredibili della storia dell’ebraismo italiano novecentesco.

Il popolo ebraico è considerato un esempio straordinario, per molti aspetti unico, di cultura e coesione mantenute intatte per millenni. Il trascorrere del tempo, la dispersione e le persecuzioni, a prima vista non sembrano aver danneggiato la vita e la vitalità degli ebrei nel mondo. Non altrettanto si può affermare a livello demografico. Quanti sono gli uomini e le donne ebree che si sono allontanati nel corso dei secoli? Impossibile saperlo. Ma è accaduto anche, e sempre più spesso si ripete oggi, che persone del tutto estranee all’ebraismo, magari animate da antichi ricordi di un’appartenenza perduta da generazioni, all’ebraismo vogliano ricongiungersi. Un fenomeno sempre più frequente per esempio nei territori dell’Ex Unione sovietica, per ragioni geopolitiche, ma che si ripete costantemente anche in quelli che nel XV secolo erano domini spagnoli, dove gli ebrei furono espulsi o costretti a convertirsi. E dove in molti casi scelsero di mantenere in segreto le proprie tradizioni, dando vita al fenomeno del marranesimo. Proprio di queste storie di identità perdute e ritrovate si parla nel Moked primaverile 5770, che prende oggi il via.

Sarà proprio “Marrani di ieri e di oggi” il filo conduttore di incontri e dibattiti che animeranno le giornate dei partecipanti all’appuntamento annuale del DEC.

Nelle regioni meridionali della nostra penisola oggi la riscoperta dell’ebraismo perduto è fortissima, come ha testimoniato il successo di Negba, il primo festival della cultura ebraica in Puglia organizzato a settembre dall’UCEI.

Sono tante le storie nate all’ombra Gargano. Quella di San Nicandro la racconta oggi un film-documentario presentato per la prima volta nel novembre 2009 al festival Transiti d’Oriente, “San Nicandro, Zefat. Il viaggio di Eti”, diretto da Vincenzo Condorelli.

Nel giro di pochi anni dopo la visione di Donato Manduzio, il gruppo di ebrei sannicandresi era arrivato a contare più di una ventina di persone. Erano stati avviati contatti con la Comunità ebraica di Roma per un processo di conversione riconosciuto. Ma per gli ebrei in Italia i tempi si facevano cupi. Con le leggi razziali, il rabbino capo di Roma cercò di dissuadere Donato Manduzio e i suoi dal proseguire nell’intento, loro che potevano scampare alla persecuzione. La risposta fu indignata. Il gruppo si considerava e voleva essere considerato ebreo a tutti gli effetti, pronto a sopportare anche le conseguenze più negative. La conversione vera e propria arrivò nel 1946, e nel giro di pochi anni la maggioranza degli ebrei di San Nicandro si trasferì in Israele.

Oggi nel paese vivono alcune decine di ebrei, tra i quali Grazia Gualano, ricercatrice di Storia dell'Ebraismo sannicandrese e Presidente del gruppo San Nicandro. Sarà lei a commentare il documentario, in cui compare proprio nel suo ruolo di studiosa che aiuta il protagonista Eti a ricostruire la sua storia familiare.

La comunità di San Nicandro, nonostante le difficoltà che deve affrontare legate all’esiguità dei numeri, e alla scarsa disponibilità di prodotti kasher, continua a rappresentare, a distanza di tanti anni dalla sua nascita, uno straordinario esempio di vitalità ebraica, contro una storia che secoli fa sembrava aver messo per sempre la parola fine all’ebraismo italiano del meridione.

Il viaggio di Eti

Manuel Disegni

S’intitola “San Nicandro, Sefat. Il viaggio di Eti”, il film sulla comunità ebraica di San Nicandro garganico che sarà protagonista della prima serata del Moked e che era stato proiettato in anteprima nazionale l'estate scorsa, nelle intense giornate di Negba, il festival della cultura ebraica in Puglia. Alla proiezione della pellicola seguirà un dibattito con Grazia Gualano, studiosa della storia dell'ebraismo di San Nicandro e fautrice della rinascita della comunità locale.

Il viaggio di Eti è un'opera del cineasta Vincenzo Condorelli, coprodotta dall'Apulia film commission, l'Associazione culturale Antonello Branca e Medinet audiodivuals, con il patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Narra del viaggio che Eti, Yossi e Miriam, rappresentanti di tre generazioni dell'ebraismo sannicandrese compiono alla riscoperta delle loro origini pugliesi e delle tracce che ancora oggi sono presenti dal Gargano al Salento della fiorente presenza ebraica. I protagonisti sono discendenti degli ebrei che, all'epoca della seconda guerra mondiale emigrarono dall'Italia meridionale in Galilea.

Eti è una giovane laureanda presso l'Istituto di cinematografia di Gerusalemme. Come tesi sta preparando un film sulla vicenda dei suoi nonni Eliezer ed Esther Tritto, i quali da bambini dovettero trasferirsi da San Nicandro a Sefat insieme alla loro comunità. Yossi è un affermato filmaker con cui Eti avrà modo di confrontarsi durante il viaggio, Miriam è la sua anziana madre che lotta contro il morbo di Alzheimer. I rapporti che si instaurano tra i tre protagonisti sono lo specchio di quelli intergenerazionali tra gli ebrei pugliesi. Storia, memoria e costruzione dell'identità sono le tematiche che, attraverso l'esperienza dei tre viaggiatori, Condorelli si propone di affrontare.

Il 2010 è il cinquecentesimo anniversario della cacciata degli ebrei dell'Italia del sud. Proprio in questo ultimi anni si è registrato un crescente desiderio di recuperare tradizioni e sentimenti ebraici rimasti sommersi per molti decenni, in alcuni casi per secoli. Il film sulla comunità sannicandrese inaugura i lavori di un Moked dedicato al marranesimo, che s'interroga sulle possibilità e sulle modalità di recupero e di valorizzazione di queste tradizioni dimenticate, su come rinsaldare i legami con i cosiddetti ebrei invisibili.


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