Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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venerdì 30 aprile 2010

Aronne a Placanica

Naturalmente non intendo il Grande Sacerdote biblico, fratello di Mosè,
ma uno degli ebrei che un documento cita come abitante di Placanica

Foto da Wikipedia

Mi è arrivato ieri il bellissimo volume curato dal professor Pietro De Leo, La Platea di Sinopoli, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006, e subito (ovviamente) sono andato a caccia di ebrei.

La cosa più notevole è che, grazie a questa pubblicazione, Placanica esce dal novero delle località in cui la presenza ebraica era incerta,
come avevo scritto nel vecchio post Punta Stilo: generalità e centri minori, per entrare tra quelle in cui la presenza è documentata.

Se prima avevamo soltanto l’attestazione dubbia e piuttosto tardiva riferita dal Catasto onciario del 1745, in cui si parlava di
"Ebrei fatti cristiani", ai quali una chiesa di Placanica versava un contributo annuo come “premio” per la loro conversione, ora possiamo essere sicuri che ebrei realmente vi fossero in questo centro in epoca molto precedente, nel 1335: infatti il professor De Leo già nell’introduzione cita gli ebrei di Placanica, come notizia inedita prima di questo documento.

Nel testo si parla prima genericamente di "ebrei che sono tenuti a dare per ogni casa o focolare un tarì nel mese di agosto"; poco più avanti, negli "Incensualia Pracarice", sono citati i nomi di due ebrei che vi possedevano terre (Saydon in associazione con un cristiano, che a sua volta ne affittava una parte all’ebreo Aron).

Più avanti, sotto la voce "Iura domini exigenda a iudeis Placanice", si stabilisce una serie di diritti e doveri degli ebrei, specificando che devono pagare "in liliatis tarenum unum" (i liliati dovrebbe essere, ma non ho competenza in materia, una moneta coniata da Roberto d’Angiò).

Infine, in un elenco di possessori di terre, vengono nominati di nuovo i due Saydon, Aron altri due, Farachio e Farione.

Naturalmente è possibile che ve ne siano altri che non sono nominati, ma se teniamo presente che nel 1276 (come citato nell’introduzione al volume) gli abitanti di Placanica sono circa 375, calcolando un numero di 4/5 persone a famiglia, come gli storici suppongono per l’epoca, abbiamo un numero di ebrei che si aggira intorno (come minimo) ai 20, che corrisponde a circa il 5%, stima che viene fatta per la popolazione ebraica in Calabria dell'epoca aragonese, l'età d'oro dell'ebraismo meridionale.

Non mi sembra poco per un centro come Placanica, piccolo in superficie, abitanti e (presumibilmente) in risorse economiche: possiamo immaginare che anche altri piccoli centri vedessero delle seppur ridotte presenze ebraiche, per non parlare dei centri più rilevanti, dove queste dovevano essere ancora maggiori.

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