Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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sabato 27 settembre 2008

Tommaso Campanella e gli ebrei

Abbiamo visto in un post di qualche tempo fa l’atteggiamento antisemita dell’abate Nilo da Rossano.
Molte cose erano cambiate nell’arco di oltre 600 anni: mentre all’epoca di Nilo gli ebrei erano presenti apertamente in Calabria, all’epoca di Campanella essi erano stati scacciati da vari decenni; ai bizantini si erano sostituiti gli spagnoli, e alla disputa tra Chiesa orientale e Chiesa occidentale (che in Calabria aveva uno dei suoi centri) si era sostituita quella tra Riforma e Controriforma (che pur non avendo una grossa rilevanza in Calabria, faceva giungere fin qua i suoi echi, soprattutto con l’occhiuta invadenza della Santa Inquisizione, che proprio pochi anni prima della nascita del Nostro, aveva fatto qui strage di migliaia di valdesi).
Ma alcuni aspetti erano rimasti invariati, l’antigiudaismo della Chiesa era rimasto tale e quale (anzi forse più sospettoso) e l’antisemitismo spagnolo era speculare a quello bizantino.
Cercheremo ora di capire come il grande filosofo vissuto tra XVI e XVII secolo si ponesse, in questa mutata realtà, dinanzi agli ebrei.

Tommaso Campanella, nato a Stilo o a Stignano (non mi interessa entrare nella diatriba senza fine!) il 5 settembre 1568 e morto a Parigi, 21 maggio 1639, ebbe personalità ed attività multiformi e spesso contraddittorie: astrologo e alchimista, poeta e scrittore, ma soprattutto noto filosofo e politico; come politico fu di volta in volta (e talora nello stesso tempo!) organizzatore rivoluzionario e ingenuo utopista, antispagnolo e (almeno a parole) filospagnolo.
La stessa ambivalenza (o, come vedremo, “trivalenza”) la osserveremo (almeno apparentemente) nel suo atteggiamento rispetto agli ebrei e all’ebraismo, per cui i “capitoletti” in cui è diviso questo post saranno tutti col punto interrogativo...

ANTIGIUDEO?

L’antigiudaismo di Campanella risalta soprattutto nelle sue poesie, vediamone alcuni versi tratti da diversi componimenti:

Ecco li Scribi e Farisei del tutto disfatti, / ed ogni setta empia e profana, dall'Ottimo (Dio)

Dove son or? dov'è l'ebraico stuolo? / dov'è 'l moresco? e i lor bugiardi offici?

Qual feroce leon, ch'in più catene / insidie umane, ma non forza stringe, [ ... ] / tal fu Dionigi in mezzo a tanti Ebrei / congiurati all'estrema sua ruina, / come contra Sanson gli Filistei

Tu sei del sommo Iddio vicario in terra, / Clemente; e perché lasci il Campanella / da Marrani e Giudei, gente rubella / all'altissimo Sir, metter sotterra?

Campanella d'eretici e rubelli / capo in Calavria mai non s'è trovato; / ma l'infamaron, per raggion di Stato, [ ... ] / Ché, disser elli, / nato d'uom moro e femina marrana / (descendenti dal perfido ebraismo, / venuti a forza alla fede cristiana),

I Samaritani a' Farisei, che sé ingannano e gli altri, Dio prepose.

Le due poesie più curiose sono quelle composte l’una in lode, l’altra contro Maurizio Rinaldi di Guardavalle, prima suo amico, che poi lo abbandonò. Cambiando poche parole il madrigale assume tutt’altro significato, ma sempre i Giudei sono considerati ribaldi: mentre nel primo il Rinaldi ne viene considerato nemico, nel secondo ne viene considerato complice.

Madrigale in lode di Maurizio Rinaldi
Generoso Rinaldi,
vera stirpe del sir di Monte Albano,
ristorasti l'onor di tutto 'l Regno;
e di Giudei ribaldi
mettesti a terra il consiglio profano
e l'orgoglio moresco

Madrigale di palinodia
Vilissimo Rinaldi,
vera stirpe di Cacco, empio, inumano,
vituperasti tutto quanto il Regno;
e di Giudei ribaldi
mettesti in alto il consiglio profano

Non bastando l’opera poetica, Campanella scrisse il Quod reminiscentur, opera dedicata alla conversione dei non credenti, in cui il terzo libro riguarda gli ebrei, e nel 1593, a Padova, tenne una pubblica disputa con un ebreo.


SINCRETISTA?

Accanto a quanto esposto prima, possiamo però cogliere nel Campanella accenti diversi, che lo mostrano un difensore non così acceso della fede cattolica. Sempre nelle poesie possiamo leggere:

Né frate fan cocolle e capo raso. / Re non è dunque chi ha gran regno e parte, / ma chi tutto è Giesù, Pallade e Marte / benché sia schiavo o figlio di bastaso (quasi mette Gesù sullo stesso piano di Minerva e di Marte!)

Nella sua opera più famosa, La Città del Sole, possiamo anche leggere:

Dopo mangiare si rendon grazie a Dio con musica, e poi si cantano gesti di eroi cristiani, ebrei, gentili, di tutte nazioni, per spasso e per godere.

Ed in genere, si può dire che Campanella, pienamente inserito nella sua epoca di ricerca senza limiti accanto a grandi pensatori, fosse uno spirito che non limitava il suo pensiero alla più pura ortodossia, ma era aperto ai più svariati influssi:

“Grazie a pensatori di grande ingegno come Campanella, Giordano Bruno, Pico della Mirandola, si ebbe un ritorno di fiamma e un interesse per le culture antiche, per l’astrologia, per la Cabala ebraica, per la magia e l’alchimia”

Ora, nel post successivo, vedremo come questa sua apertura permette di presentare anche alcuni aspetti (prevalenti?) di amicizia verso gli ebrei.

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